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LE CONTRADDIZIONI DELLO SCONTRO DI CIVILTA’

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L’“escalation” di attacchi terroristici islamici ad inermi ed innocenti, con punte finali in contemporanea su tre continenti, ma in un’ottica generale di attacco all’Occidente, in particolare nella parte meno forte e più vicina, l’Europa, fa vincere le remore all’adozione generalizzata dello schema intellettuale dello “scontro di civiltà” coniato, qualche decennio fa, dallo storico statunitense conservatore Huntington. Certamente, la guerra vi è ed è una guerra con sottostante uno scontro di civiltà, provocato dagli integralisti islamici, ormai vincitori indiscussi al proprio interno sui moderati. Ma lo scontro di civiltà diventa solo apparente nel momento in cui chi lo scatena non vuole affatto vincere ma si limita a tenere sotto scacco l’avversario ed addirittura a difendersi da esso, e chi lo subisce non è in grado di vincere in quanto non vuole né limitarsi alla difesa né distruggere l’avversario o conquistarlo ma intende condizionarlo ed assumere una posizione di egemonia (alla luce dell’importanza del petrolio e della centralità proprio al riguardo dell’area, dove ha un proprio alleato, Israele). Ma per far ciò, non può permettersi di esportare la propria civiltà, bensì deve mantenere l’area in un situazione di inferiorità. Pertanto, non è una guerra (derivante da scontro) di civiltà, ma è una guerra imperialista, anomala in quanto entrambe le parti per opposte ragioni alimentano la sussistenza di una guerra di civiltà: l’Occidente per mascherare il proprio imperialismo, e l’Islam per mantenere alta la fiaccola dell’integralismo. Né si può replicare che l’egemonia è compatibile con una salvaguardia delle esigenze del sottoposto, in quanto la salvaguardia si verifica nel caso in cui vi è un’alleanza e un’omogeneità almeno parziale (come nel caso dell’Europa), mentre nel nostro caso vi è proprio una completa prevaricazione.

Parlare di scontro di civiltà nel nostro caso è evidentemente un totale travisamento dei termini della questione. Si tratta di una mera guerra imperialista, in cui il più forte provoca il più debole fino a costringerlo a reazioni abnormi ed incivili e quindi trae preteso da tale inciviltà per far forza su uno scontro di civiltà del tutto insussistente ed addirittura per presentarsi quale offeso ed aggredito. L’interesse di tale scontro avviato dall’Occidente in un’ottica imperialista è nell’emersione del doppio volto dell’Occidente stesso, illuminato al proprio interno ed autoritario ed aggressore all’esterno. Ma l’immigrazione islamica in Occidente e l’integrazione degli islamici in Occidente mostra che tale doppio volto non può più reggere: gli immigrati islamici vengono ad essere oggetto di discriminazioni e persecuzioni per giustificare il controllo su di loro al fine di impedire ogni manifestazione terrorista. Vi è la rinunzia a proporre agli islamici di abbandonare ogni atteggiamento aggressivo, isolando gli integralisti, il che sarebbe possibile nel momento in cui l’integrazione fosse effettiva –e un’integrazione democratica realizzerebbe quegli atteggiamenti universalistici che invece si vorrebbe in modo velleitario e non sincero perseguire con l’esportazione della democrazia, che è invece impossibile e nemmeno voluta effettivamente, ed anzi l’integrazione democratica sarebbe l’unica strada possibile al riguardo e costituirebbe la via per indicare agli islamici non emigrati il modello da seguire-, in quanto questa proposta richiederebbe la rinunzia ad analogo atteggiamento da parte dell’Occidente (e in tale rinunzia rientrerebbe l’imposizione ad Israele dell’obbligo di rispettare le ragioni del popolo palestinese). Ma più a monte, il doppio volto è impossibile ad essere mantenuto nel momento in cui l’imperialismo viene manifestato anche all’interno dell’Occidente nei confronti dei Paesi deboli dell’Occidente, come la Grecia. Lo scontro di civiltà è una maschera per l’Occidente al fine di non mostrare all’esterno quello che sta diventando il vero e proprio unico volto anche all’interno. La difesa della civiltà all’interno dell’Occidente impone il rifiuto dell’imperialismo. L’orrore per la barbarie del terrorismo islamico non autorizza una reazione che comporti l’abbandono ai valori fondamentali dell’Occidente, abbandono artatamente giustificato con la necessità di una guerra generalizzata. E’ il cane che si morde la coda. Ovverosia, più precisamente, è l’imperialismo che scatena la reazione avversaria e, una volta che questa diventa incivile, viene a legittimare una guerra senza tregua. Il realismo dei liberali conservatori è privo di basi ed è solo una maschera per la giustificazione dell’imperialismo. Le aporie di tale posizione diventano evidente nel momento in cui si viene a giustificare l’abbandono del liberalismo anche all’interno dell’Occidente nei confronti dei Paesi più deboli come la Grecia. Radicalmente, non è realismo e non ha più alcun punto in contatto con il liberalismo. L’Occidente è in mano al capitale, che, senza più limiti, ha gettato ogni remora ed ha mostrato il suo vero e proprio volto, in tutte le proprie manifestazioni.