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I FONDI DI INVESTIMENTO A MEDIO TERMINE: ALLA RICERCA DEGLI INVESTIMENTI ALTERNATIVI Featured

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Gli Eltif sono (fondi di investimento europei a medio termine che investono nel capitale azionario o assimilato od anche in strumenti di debito delle imprese italiane dell’economia reale, con preferenza per le piccole e medie imprese, vale a dire non quotate e che siano dalla capitalizzazione non superiore ad un certo importo, oppure per imprese finanziarie che finanziano esclusivamente dette imprese). Essi beneficiano di rilevantissime agevolazioni fiscali a favore degli investitori (anche indiretti per il tramite di fondi comuni specializzati sempre in Eltif) persone fisiche italiane. Nell’ottica propria dell’Eltif, appena vista, si fissano limiti quantitativi per il patrimonio affidato ad un fondo, mentre nessun limite sorge per il numero di fondi che una stessa Società di gestione può lanciare e tenere. E’ uno strumento che perfeziona e radicalizza il modello dei PIR (Piani Individuali di Risparmio) per finalizzare gli investimenti finanziari all’economia reale. Quello che conta è che si vuole superare la distinzione tra fondi comuni aperti che investono essenzialmente in borsa e sono partecipati dagli investitori privati e dall’altro fondi comuni chiusi e comunque strutture di “venture capital”/“merchant banking” che investono direttamente in iniziative da sviluppare e che sono partecipati da investitori professionali o assimilati. E’ un superamento di grande interesse in quanto propone la selezione professionale di investimenti dal rischio alto ma dal rendimento potenziale elevato, il che è particolarmente allettante in un momento di tassi negativi o comunque estremamente bassi. Si offrono possibilità lucrative ai singoli investitori “medi”. E’ una forma di grande innovazione per la finanza. D’altro canto, (non si può trascurare che) coinvolge il risparmio in investimenti rischiosi che sono normalmente non solo filtrati ma anche sostanzialmente -come rischio e come vantaggi- mediati da investitori istituzionali. Si fa acquisire al fondo comune per risparmiatori medi il ruolo proprio di forme di investimento per investitori professionali o qualificati o comunque sofisticati. Né si può replicare che si tratta di un fondo chiuso e non aperto e pertanto per antonomasia altamente rischioso: ed infatti, la destinazione dei fondi e dei relativi investimenti a qualsivoglia investitore, senza limiti (gli importi minimi di investimento sono accessibili, a differenza del passato) ed eccezioni, salvo il rispetto del profilo di rischio –pertanto, in presenza di adeguata diversificazione, senza preclusione per investitori medi, anche come profilo di rischio-, non rende la natura di rischio un’effettiva e consistente barriera all’investimento in questione. Si fa assumere al risparmio privato un ruolo non suo e lo si espone a rischi che non dovrebbero essere i suoi. Il problema non può essere affrontato solo con una particolare attenzione al profilo di rischio dell’investitore, ovviamente essenziale ed imprescindibile ed addirittura più pressante della normalità, dal momento che i risparmiatori sono disposti ad un investimento più rischioso solo per ottenere “performance” adeguate e non necessariamente sono pronti a seguire una logica industriale. Ed infatti, l’eliminazione di un passaggio intermedio (vale a dire non solo un filtro) tra il risparmio di massa e gli investimenti diretti, non suscettibili di agevole liquidazione, trattandosi di titoli non quotati, rende necessario un ulteriore approccio. Proprio perché gli investimenti del fondo da un lato sono altamente rischiosi e dall’altro sono non liquidabili, è necessario che vi siano forme di controllo da parte del fondo sulle imprese in cui investire per assicurare correttezza e mancata abusività ed arbitrarietà di gestione ed anche (la stipula di) clausole che consentano l’uscita dall’investimento in determinate condizioni. Tali forme e tali clausole sono normali negli investimenti minoritari in imprese non quotate. Nel nostro caso vi è la particolarità della necessità di un arbitraggio tra dinamismo ed innovazione da un lato e dall’altro rigore ed avvedutezza. L’intermediario finanziario deve acquisire una visione industriale senza perdere la natura finanziaria. Si entra in un mondo inesplorato che richiede profili all’altezza sia sul piano delle competenze sia su quello dei controlli. Lo scrivente da tempo ha evidenziato e sostenuto la necessità che negli investimenti atipici –non solo liquidi, anche se questi sono prevalenti- non si persegua solo la massima trasparenza, certamente necessaria ed imprescindibile, dovendo assicurare anche profili di correttezza sostanziale. Nel caso in esame, occorre un salto di qualità e di livello. La normativa si pone il problema quando, come visto, richiede che gli investimenti di ciascun fondo non superino un certo importo: si vuole fare così in modo che i gestori manifestino e mantengano sempre una forte, ed addirittura peculiare, attenzione nei confronti delle imprese in cui investire. Nel tempo si vedrà se la normativa, che si rivela di pregevole confezione, da un lato e dall’altro la professionalità degli intermediari ed i controlli delle Autorità siano sufficienti o se occorrano integrazioni. Un punto deve però essere ribadito con forza: l’approccio agli Eltif non deve essere, pur nella debita considerazione della loro delicatezza -anche alla luce della fase dei mercati che induce ad investimenti rischiosi-, prevenuto né caratterizzato da rigidità, in quanto con essi, in via assolutamente innovativa, la finanza si prende in carico, non senza rischi, la solidità del sistema industriale. E’ un vero e proprio salto di qualità per il risparmio e per il suo ruolo nell’economia. La tutela del risparmio, che rappresenta un valore essenziale del nostro ordinamento (art. 47 Cost.), deve compiere anch’essa un corrispondente salto di qualità. Lo scrivente comunica che è stato nominato Consigliere di Amministrazione del Monte dei Paschi di Siena, che è una banca quotata in borsa e ed è partecipata in via di maggioranza dal Ministero dell’Economia e Finanze. Pertanto, lo scrivente ritiene, per correttezza e trasparenza, di non destinare più al pubblico sia articoli sia altri scritti a titolo di commento. Gli stessi possono essere letti da chi è interessato esclusivamente come componenti di futuri libri di natura dottrinale, in materia giuridica, filosofica, politica, economica e storica: non sono -e non saranno- in alcun modo riferiti all'attualità. FRANCESCO BOCHICCHIO