1)i media non criticano gli interessi sui bot, né per la loro entità, nonostante
ci costino avanzi primari annui da 80 Mld l’uno, né come concetto, visto che
in una società caratterizzata da forte sperequazione distributiva i “sacrifici” a
rigore dovrebbero farli solo i privilegiati. Non viene criticato nemmeno il fatto
che la misura degli interessi venga fissata da un mercato speculativo qual è
il mercato finanziario, il che implica la diffusione di un tabù incredibile: i tassi
di interesse sono sempre giusti qualunque sia il valore concretamente
assunto e qualunque sia la ragione perché ciò accada. Ed infatti, nessuno
critica nemmeno i giganteschi interessi bancari che pagano annualmente
imprese e famiglie: 130 Mld, a fronte di un PIL netto di 1.590 Mld (2009). E
così nessuno si chiede il senso di interessi bancari totali (210 Mld annui) che
costituiscono il 12,5% del nostro PIL, quando sarebbe già scandaloso che
superassero l’1%, e che gravano sui ceti produttivi a vantaggio esclusivo dei
ceti finanziari e possidenti in genere.
2)i media spiegano che lo statuto della BCE le vieta di prestare direttamente
ai vari tesoro gli euro che servono per acquistare i bond invenduti nelle aste
che coprono i vari deficit di bilancio, ma non spiegano il perché di questo
strambo divieto, né che questo lo può invece fare benissimo la BdI, che però
ne compra solo una piccolissima parte (oggi, il 3,6% appena). Né spiegano
che la BCE presta quegli euro all’1% e se il Tesoro italiano vende i suoi bot
a 93 invece che a 98 è perché il prezzo d’asta si forma in un mercato, quello
finanziario, che è speculativo, per cui quella differenza (98-93=5) è
determinata dall’andamento speculativo dei CDS, ovvero dei certificati
assicurativi contro il rischio del default italiano che un acquirente di bot
dovrebbe affrontare se volesse davvero assicurarsi contro il fallimento
dell’Italia (è questo ciò che popolarmente chiamiamo “spread”). Accade così
che mentre la speculazione internazionale scommette somme gigantesche
moltiplicate dalla “leva” del credito sulla salita dei nostri CDS, noi cerchiamo
ingenuamente di “rassicurare” i mercati varando finanziarie aritmeticamente
e logicamente incoerenti e incongrue, mentre non possiamo in realtà nulla
contro questi colossi finanziari internazionali una volta che hanno
scommesso somme multiple rispetto a quelle possedute da qualunque
unione di stati, scommesse che realizzano ogni volta dei trend sulla cui scia
si accodano gli altri scommettitori realizzando così altrettante “profezie che si
autoavverano”. In questi casi, in realtà, si può solo attendere che passi la
buriana o sottrarre alla contrattazione speculativa transitoriamente o
definitivamente quella determinata valuta, quella commodity o quel titolo che
è stato preso di mira dalla speculazione. Nessun senso, invece, ha varare
solo dei palliativi, per giunta contro chi si muove per pretesti e non per
cause. A meno che non si voglia quel determinato palliativo come fine
anziché come mezzo e sapendo che non passerebbe mai in tempi normali,
si approfitta della crisi per farlo demagogicamente passare!
3)coerentemente, i media evitano pure di chiarire la incongruenza aritmetica
delle nostre finanziarie o la loro palese recessività: a fronte di un debito
pubblico da 1.900 Mld che ci costa avanzi primari annui da 80 Mld circa,
chiediamo periodicamente aggiustamenti aggiuntivi da 20-30 Mld per
“salvare” l’Italia senza spiegare che solo i sacrifici che vengono gravati sui
ceti possidenti e sui redditi alti non comportano una contrazione recessiva
del PIL che Keynes ci insegna essere altrimenti pari a circa 4 volte ogni
contrazione dei consumi interni pubblici e privati operata per rimborsare
debito pregresso. E poiché il fisco introita oltre il 40% del PIL (oggi il 45%),
sacrifici pari a 100 gravati sui consumi popolari pubblici e privati, provocano
una contrazione recessiva del PIL pari a oltre 400 e una contrazione delle
entrate tributarie pari a oltre 160!
4)né i media protestano per la detassazione dei redditi da capitale (12,5%) e
dei patrimoni (zero %) o per l’abbassamento della aliquota sui redditi oltre i
75.000 euro operata nell’82, quando venne ribassata dal 72% al 45%. Lo
stesso anno in cui venne decisa la autonomia della BdI dal Tesoro, e quindi
dal Governo, e, a cascata, dal Parlamento, lasciandola deliberatamente
nelle mani della elite creditizio-finanziaria (oggi il 66% della BdI è detenuto
da Intesa e Unicredit, per cui la BdI è diventata la associazione di categoria
delle banche), la cui prima decisione fu, guarda un po’, di maggiorare i saggi
di interesse, inclusi quelli sui bot. E così il nostro rapporto debito/PIL, che tra
i ’72 e l’81 si era mantenuto intorno al 55% nonostante le ruberie della prima
repubblica, crebbe al ritmo del 3-5% annuo, sino a raggiungere nel’94 il
124% e scendere poi con “lacrime e sangue” fino al 106% nel 2006 e risalire
poi all’attuale 120%.
5)i media denunciano invece con energia gli sprechi della Casta e la
evasione fiscale. La campagna mediatica contro gli “sprechi” della Casta
(25-50 Mld su 420 Mld di spesa pubblica netta, nel 2009) serve a ricattare
con la magistratura una classe politica che prima si lascia che rubi, in Italia
come in ogni democrazia e più ancora in ogni dittatura, perchè resti fedele
alla elite finanziaria e poi si disintegra facilmente sia individualmente che per
gruppi se non si mostra sufficientemente fedele o prona al volere della elite.
La struttura di classe della evasione fiscale, invece, serve a dividere
politicamente i 740 dai 101 aumentando nel contempo a dismisura il numero
di contribuenti per ridurre enormemente le probabilità di controllo per i grossi
evasori e, ancora, per colpevolizzare una consistente parte della
popolazione inducendo insieme la falsa idea che l’evasione sia endemica e
non contrastabile introducendo i medesimi meccanismi di controllo arcisperimentati
negli altri paesi. Inoltre, si sposta così l’attenzione dai privilegi
fiscali, che sono fissati dalla legge stessa, alla evasione, che invece è
criminale per definizione, colpevolizzando nel contempo milioni di italiani,
buona parte dei quali sono costretti a evadere da aliquote lorde venti punti
percentuali più alte della media europea, e infine ingenerando
demagogicamente l’idea ingenua che lottando l’evasione cesserebbe ogni
problema di bilancio, mentre ogni successo nella lotta all’evasione
comporterebbe la parallela riduzione delle aliquote lorde e mostrerebbe che
la evasione fiscale afferisce le sole sfere della eticità e del contratto sociale.
6)i media non denunciano infine l’assurdo intento d’oltralpe di rimborsare
con sacrifici popolari “reali” il gigantesco indebitamento operato negli USA,
nella GB, nella RFT e in Irlanda per “salvare” le banche che si erano
inguaiate per scommesse sconsiderate nel mercato dei derivati speculativi:
per questo motivo GB ed RFT, ad esempio, due anni fa raddoppiarono nello
spazio di una notte il loro debito pubblico e gli USA a più riprese lo
moltiplicarono per 19 nel giro di due anni. Tra poco, dunque, l’attenzione
della speculazione internazionale si sposterà dall’Italia su questi paesi e solo
una UE che protegga adeguatamente le sue frontiere valutarie e le sue
borse dalla speculazione potrà sperare di sopravvivere alle prossime
tempeste speculative.
In definitiva, dovrebbe essere a questo punto chiaro che i media sono
saldamente nelle mani della elite creditizio-finanziario, che la corruzione
politico-amministrativa serve a legare ad essa i politici e insieme a renderli
facilmente ricattabili con una offensiva giustizialista ben orchestrata
mediaticamente, che buona parte degli alti gradi delle forze dell’ordine sono
anch’esse nel libro-paga di questa elite, così come della magistratura, che
dice giustizia non in nome del popolo italiano ma in nome esclusivo della
elite finanziaria. Da ultimo, si chiarisce anche il vero rapporto esistente tra la
rete di relazioni reciproche intessuta e diretta dalla elite e la stessa
criminalità comune e organizzata: la prima, viene solo controllata gestendo
attentamente il rimpiazzo delle sue fila al procedere degli arresti, al fine di
mantenere costante il suo rapporto numerico con la restante popolazione
onde spingere istintivamente quest’ultima sotto le ali delle istituzioni
repressive spostandola elettoralmente a destra, nonché per fornire una
soluzione individuale alternativa a quella collettiva fornita
dall’associazionismo politico-sindacale a fronte della disperazione
individuale provocata dalla disoccupazione, dalla precarizzazione e dalla
povertà dilagante. La criminalità organizzata, invece, viene combattuta
slealmente sia allo stesso fine, sia per garantire una autogestione piramidale
della criminalità che limiti al massimo gli interventi esterni e faccia apparire
spontaneo il fenomeno, sia, infine, per giustificare insieme all’endemicità
della criminalità spicciola sempre più poteri antidemocratici allo stato e
sempre più armi al suo braccio armato, anche in vista della eventuale
repressione armata delle rivolte sociali.
Compito preciso degli intellettuali di “seconda” fascia, ovvero degli
intellettuali esclusi dalla piramide della cultura e dei media gestita dalla elite
perchè ad essa non “venduti” nè “regalati”, e pur sempre importantissimi
perché organicamente inseriti nella società ed influenti culturalmente ognuno
nel loro ambito, è quello di fare cultura svelando il più possibile le bugie e le
demagogie della elite, nonché indicando le strade che sarebbero altrimenti
percorribili sottraendosi alla sua egemonia e al suo sistema di potere.
In questo senso, è penoso vedere una opposizione che si autodefinisce di
sinistra, la quale si è limitata per anni ad essere anti-berlusconiana in senso
esclusivamente etico ed estetico, ma mai politico, ed oggi si appiattisce in un
filomontismo succube della elite creditizio-finanziaria e del suo pensiero
pseudoliberista, il così detto Pensiero Unico in economia, senza essere
minimamente in grado di individuare la sua logica di classe parassitaria,
elitaria e antipopolare. Lo si è visto miseramente con la performance satirica
di Benigni da Fiorello, totalmente incapace di staccarsi dalla sterile logica
anti-berlusconiana e supinamente filomontiana del PD, e quindi incapace di
fare satira intorno alla logica sfacciatamente antipopolare dell’ultimo decreto
Monti.
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