Salvini è alfiere di un nazionalismo estremista razzista e anti-straniero. Vi sono punte di autoritarismo con interventi repressivi della polizia contro i dissidenti tesi a vietare striscioni contrari ed a picchiare anche giornalisti (il tutto con proposte di legge tali da fornire alla polizia le mani libere).
Vi è una effettiva ed intrinseca convergenza con i neo-fascisti, anche violenti, e quel che è peggio vi è un’oggettiva e tangibile indulgenza nei confronti di questi, e ciò è gravissimo, visto che Salvini è anche Ministro degli Interni -oltre che Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri- ed è pertanto responsabile dell’ordine pubblico, che invece contribuisce a destabilizzare appoggiando o comunque favorendo forze eversive, antidemocratiche e violente: ed il suo influsso sul comportamento delle forze dell’ordine non si tarda a vedere con conseguenze pratiche quanto meno inquietanti.
Ma occorre distinguere tra i vari momenti, se si vuole enucleare in modo corretto e nitido la situazione, altrimenti complicata ed inestricabile e suscettibile di condurre i frettolosi interpreti a conclusioni non meditate e comunque confinate alla superficie.
Quello di Salvini è un nazionalismo profondo e con una tendenza autoritaria ed antidemocratica assolutamente accentuata, e punti di incontro con il fascismo sono innegabili, ma uno sbocco in tal senso, vale a dire autoritario od addirittura fascista, pur ovviamente possibile, non è affatto scontato, in quanto il nemico, rappresentato dall’esterno e dal diverso, è tale in conflitti ampi, diversificati e complessi, con la conseguenza che una soluzione estrema è ora quanto meno problematica.
D’altro canto, il nemico interno, rappresentato dalla classe antagonistica, non solo non è minaccioso, in quanto disintegrato e non dotato di capacità di aggregazione, ma è anche privo di una strategia chiara ed univoca in termini di sovranità. Non è un caso, da un lato, che la sinistra oscilli tra opportunismo e spirito identitario, mentre, dall’altro, l’unica forma di protesta nell’Occidente, quella populista, sia ben strutturata solo nella forma di destra e nazionalista per diventare evanescente in forme non di destra -la crisi profonda dei 5Stelle non è assolutamente casuale- od addirittura di sinistra.
In definitiva, la componente eversiva non è intrinsecamente idonea a caratterizzare la Lega.
Ma detta conclusione non è esaustiva.
La persecuzione dei propri avversari e la protezione accordata ai fascisti -dal Ministero degli Interni, come è bene rimarcare- costituiscono un elemento sinistro fermo.
Sono elementi che possono prefigurare un regime dispotico e tirannicida ed estraneo alla civiltà occidentale anche se gli elementi ostativi sono al momento attuale predominanti e caratterizzati da stabilità.
E’ qui che si entra nella materia viva e decisiva.
Ed infatti l’autoritarismo è diventato un elemento caratterizzante anche dei sistemi moderati e liberaldemocratici, a cui è ormami connaturato, alla luce della natura rovinosa e distruttiva del capitale finanziario -ci si permette di rinviare alle elaborazioni dello scrivente sulla perdita di valore della democrazia e della libertà e del costituzionalismo e sulla natura imperialista dell’Europa-
Ebbene, sorge allora la domanda su quale sia la differenza tra l’autoritarismo dei sistemi moderati e quello del nazionalismo estremo che sta emergendo in Europa e di cui Salvini rappresenta la versione più efficace.
La differenza sembra abissale se si tengono in conto le osservazioni di cui sopra sugli aspetti degenerativi della Lega di Salvini in confronto al mantenimento nei sistemi moderati di alcuni elementi della civiltà occidentale.
La conclusione anche qui cambia radicalmente se si tiene conto dell’inevitabilità dell’autoritarismo che rende la distinzione quale non strutturale ma propria di fasi di una realtà unica.
Pertanto, anche la conclusione di cui sopra sulla natura non strutturale della componente eversiva della Lega cambia radicalmente, in modo che tale componente può diventare endemica ove i conflitti sopra descritti diventino alla fine esplosivi, vale a dire ove attecchisca un vero populismo di sinistra idoneo a sostenere la sovranità popolare al posto di quella nazionale, ponendo le basi per una nuova configurazione del conflitto sociale e ove quindi i conflitti nazionali acquisiscano la radicalità necessaria per neutralizzare quelli che per il sistema sono i veri pericoli.
In definitiva, sarebbe profondamente erroneo accomunare “sic et simpliciter” la Lega al fascismo, ma sarebbe altrettanto erroneo non denunziare l’attuale aspetto degenerativo della Lega -con l’agghiacciante aggravante dell’utilizzo dei poteri del Ministero degli Interni, il che riporta indietro nella memoria in modo sinistro alle protezioni accordate agli inizi al fascismo-, che può fungere un domani da elemento propulsivo del completamento eversivo di questa: è assolutamente necessario opporsi ad esso con i mezzi costituzionalmente leciti.