La Relazione annuale del neo-Presidente Consob Paolo Savona è stata esplosiva. La stessa ha evidenziato il doppio elemento virtuoso dell’economia italiana, vale a dire la presenza congiunta di un altissimo livello sia di risparmi sia di esportazioni. Ciò potrebbe anche rendere, evidentemente se supportato da una politica economica conseguente, sopportabile un debito pubblico al 200% (del PIL). Non sfugge al lettore attento, ma anche a quello disattento, che tale presa di posizione è propria non tanto di un Presidente Consob, quanto piuttosto di un Ministro dell’Economia. Ma occorre subito sgombrare il terreno da equivoci: poiché il Ministro dell’Economia ha, quali principali compiti, quelli da Ministro del Tesoro, una coincidenza parziale, o quanto meno un collegamento, vi è. Il punto di coincidenza/collegamento è rappresentato dalla necessità di abbandonare ogni presa di posizione che pretenda di tutelare il risparmio in presenza di un’economia nazionale in declino se non addirittura in situazione di disastro. L’impostazione di Savona è lucida e si concretizza nel tacciare di puro velleitarismo, quale pia illusione, il convincimento che la globalizzazione consenta di per sé un’effettiva salvaguardia del risparmio. Le dinamiche internazionali e la speculazione finanziaria rendono il risparmio alla mercé dei peggiori operatori: e qui Savona completa il distacco dal suo Maestro Guido Carli, che invece riteneva la libertà di movimenti finanziari sui mercati meritoria, in quanto tale da comportare alla fine un equilibrio intrinseco proprio delle economie aperte. Un’impostazione economica volta all’interno non è un cedimento al sovranismo, ma è semplicemente un limite non solo di buon senso ma soprattutto di rigore economico alla globalizzazione, che deve incontrare quindi un controllo ed una guida molto forti. Entrati in tale ottica, doverosa ed indefettibile, si può rimettere ad un approfondimento di politica economica la verifica critica di due punti decisivi, vale la natura secondaria attribuita all’alto livello del debito -con spunti in senso diverso solo accennati- e la preferenza conferita ad una politica dell’offerta, con il rafforzamento dell’industria esportatrice, rispetto alla politica della domanda. In tale approfondimento si potrà ed addirittura si dovrà proporre una forte politica di contenimento e di riduzione del debito coerente con la tutela del risparmio, vale a dire mediante un forte supporto al sistema finanziario interno affrontata magistralmente nella Relazione ma in modo parziale ed insufficiente- che va evidentemente rafforzato e non indebolito, e dall’altro inserire la tutela delle esportazioni in un’ottica sociale di rilancio della domanda interna. Ma si tratta di approfondimento che appartiene ai compiti di Ministro dell’Economia -anche il rafforzamento del sistema finanziario interno richiede una profonda scelta di politica economica- non coincidenti e non confinanti con quelli di Presidente della Consob. Per restare nell’ambito proprio della Relazione, è d’interesse l’assunto implicito sottostante all’impostazione ivi presente, vale a dire che non solo senza un rilancio dell’economia nazionale la tutela del risparmio è velleitaria ed impossibile, ma anche con detto rilancio dell’economia non si corre il rischio di sacrificare il risparmio, che ben può essere salvaguardato. Savona sviluppa abbondantemente il tema, sia pure in modo implicito, pensando ad una salvaguardia del sistema finanziario anche interno in termini di stabilità. Netto e decisivo il cambio di pagina rispetto a Nava, precedente Presidente della Consob costretto alle dimissioni in modo inammissibile, che esaltava la normativa “bail-in”, invece demenziale e disastrosa proprio a tal specifico fine. Ebbene proprio qui si presenta il vero punto debole dell’analisi, pur assolutamente magistrale, di Savona. La tutela del sistema finanziario pur interno viene affidata da Savona alla tutela della stabilità, anche in relazione al controllo della speculazione e degli strumenti derivati. Ciò è meritorio, ma parziale, in quanto il controllo della speculazione va condotto non solo in termini quantitativi, propri della stabilità, ma anche qualitativi -dove il discorso di Savona è francamente timido, con un solo rilievo pur fondamentale alla necessità della correttezza della formazione del “mark to market”, vale a dire il prezzo giornaliero-, per bloccare e neutralizzare prodotti e strumenti intrinsecamente rovinosi, e quindi per impedire lo svolgimento abusivo dell’attività finanziaria e bancaria, che è consustanziale e connaturato al dominio della speculazione e rende questa incontrollabile, con i controlli quantitativi, pur meritori, che diventano alla fine facilmente suscettibili di elusione. Discorso affascinante viene svolto sulle cripto-valute -e sull’economia digitale e sugli algoritmi- e sui titoli resi esenti da rischio a livello europea, ma questa è la parte di politica economica pura, e sarà affrontata in altra sede. In definitiva, per chiudere, una magistrale Relazione, ma lo scrivente, che è ostinato e caparbio, continua a ritenere che sarebbe stato molta migliore la presenza di Savona quale Ministro del Tesoro -con la speranza che qualcuno, nella sinistra antiliberista, potesse fungere da pungolo e contraltare dialettico- e di Marcello Minenna quale Presidente della Consob (cui aggiungere la Raineri quale Ministro di Grazia e Giustizia).