I 5Stelle hanno ceduto: la Presidenza Consob va a Paolo Savona invece che a Marcello Minenna.
E’ un errore doppio e tragico: Savona, è un fantastico Ministro, e solo l’intervento costituzionalmente illegittimo di Mattarella gli ha impedito di diventare Ministro dell’Economia, dove avrebbe guidato sia i provvedimenti sociali del Governo in un’ottica di sviluppo che è mancata del tutto, sia la resistenza all’Europa in un’ottica costruttiva e non distruttiva come invece verificatosi; a tal ultimo riguardo, il Ministero di Savona, delle Politiche Comunitarie, è formalmente quello competente, ma nella sostanza si rivela una posizione secondaria.
La Presidenza Consob, pur autorevolissima, attiene a poteri di controllo e non di somma guida economica.
E’ un ruolo di ripiego per Savona come fu a suo tempo per Padoa Schioppa in posizione di parcheggio prima di andare ai massimi livelli (fu nel secondo Governo Prodi Ministro dell’Economia).
Ma non solo. Savona, che viene dalla scuola, magistrale sia ben chiaro ma tradizionale, di Guido Carli che vedeva i controlli bancari in un’ottica di stabilità, trascurando quelli di correttezza, obiettivamente minimale prima dello sviluppo vorticoso dell’attività in titoli da parte delle banche, in un fondamentale libro sugli strumenti derivati del 2010 ha lucidamente visto i rischi di questi per la stabilità, ma non per la correttezza.
Savona corre così il rischio di non essere particolarmente attento agli abusi della grande finanza, non per compiacenza o sudditanza, visto che di tali illeciti è ora irreprensibile e lucido fustigatore, ma per la propria tendenza a governare i processi economici piuttosto che a reprimere. E se la direzione è necessaria, ora la repressione non lo è da meno. Che Savona sia così abile e retto che eviterà di sicuro di rinunciare a riconvertire il proprio profilo, non è dubbio, ma la Consob deve costituire il veicolo di affiancamento critico a Banca d’Italia, apportando profili alternativi, senza alcuna ottica di guida e direzione.
Minenna invece ha dimostrato di essere attento su entrambi i profili ed è in un momento in cui la Presidenza Consob può essere il giusto trampolino di lancio per una carriera anche per lui molto fulgida (è anche Professore di economia in Italia ed all’Estero, circondato di grande prestigio).
Finora si è imbattuto in ostacoli, sembra anche nel Presidente Mattarella, perché Dirigente Consob e quindi suscettibile di creare problemi di opportunità con il salto alla Presidenza, il che è stupefacente visto che Fazio passò da Vice Direttore Generale a Governatore Banca d’Italia senza incontrare resistenza.
Il vero è che è stato oggetto di valutazioni negative sotto la Presidenza Consob e dagli alti vertici per il suo rigore nel tentare di individuare abusi finanziari, passando da controlli di sola trasparenza a controlli di doverosa penetrante correttezza: rigore giudicato eccessivo in maniera infondata a parere dello scrivente, ma il parere dello scrivente evita di sfociare in letture maliziose, imputando piuttosto la valutazione infondata ad un clima, quale quello creatosi nel 2008, di maggiore attenzione alla stabilità anche in sede Consob.
Minenna è persona integerrima, che non ha avuto dubbi a sbattere immediatamente la porta alla Giunta Raggi, dove era assessore di punta.
Carattere spigoloso, come confermato da una battuta non felicissima nel motivare il rifiuto –di per sé tutt’altro che ingiustificato- di accettare ruolo di ripiego, deve evidentemente i veri ostacoli al suo rigore, con il quale peraltro ha incontrato simpatie in ambienti populisti che creano una commistione e di piani -del tutto indebita- tra il rigore e la demagogia.
Ma vedere pericoli di demagogia nella –purtroppo impedita- Presidenza Minenna è una forzatura: il vero è che il rigore è alternativo alla demagogia, ma si vuole fare in modo che esso venga a snaturarsi trasformandosi in demagogia.
Si vuole annegare nella demagogia i 5Stelle, impedendo loro di fare il salto per diventare forza di Governo.
Due considerazioni finali.
In primo luogo, Mattarella, impedendo la nomina a Ministro dell’Economia di Savona e favorendo la sua nomina a Presidente Consob, facendolo fuori dal Governo, e così bloccando quella di Minenna (secondo qualcuno con il consenso del Presidente del Consiglio Conte, legato ad ambienti da questo qualcuno visti quali ostili ai controlli di Minenna), ha dimostrato di effettuare interventi inammissibili e non di garanzia e di voler addirittura bloccare l’evoluzione del populismo non di destra.
E’ la logica della sinistra Dc, che con Moro (poi seguito da Andreatta) pretendeva di guidare l’apertura a sinistra senza cedere sulla sostanza dell’essenza del potere democristiano (è stato recentemente ricordato, anche dallo scrivente, il famoso intervento alle Camere di Moro per impedire il rinvio di Gui e Tanassi alla Corte Costituzionale nel ’77 per il caso Lockeed).
La sinistra ha perso la partita quando ha rinunziato alla propria autonomia politica, seguendo i segnali di sedicenti sirene che hanno bloccato il Paese tarpando le ali proprio alla stessa sinistra.
In secondo luogo, le critiche alla Presidenza Savona sono venute, in senso affatto opposto a quello dello scrivente, anche dagli ambienti moderati liberali, che vedono profili di incompatibilità e di conflitto di interessi: quelli sui conflitti di interesse furono già confutati dallo scrivente ai tempi della nomina a Ministro; sull’incompatibilità nella stessa situazione versava a suo tempo Vegas, su cui i “sacerdoti del tempio” delle virtù (molto presunte) nulla ebbero da eccepire.
Quello che ha colpito lo scrivente è stato il tentativo di distruggere l’uomo, che ha raggiunto il suo culmine nell’affermazione dell’ineffabile Giavazzi, oramai privo di limiti nella ripetitività -nell’elogiare un liberismo caduco e rovinoso-, alimentata con il rancore: secondo Giavazzi, Savona non è un insigne economista.
I liberali italiani non sanno distinguere tra critica, doverosa, delle idee, da critica distruttiva della persona: ma loro hanno letto Voltaire?