L’attenzione spasmodica sul nuovo Governo ed in particolare sulla sua politica
economica sembra concedersi una pausa sulla parte della politica che verte in
materia di finanza, non particolarmente evidenziata.
Eppure proprio in materia finanziaria il Governo si è espresso in modo
particolarmente significativo.
Il Presidente Conte ha promesso il risarcimento ai risparmiatori truffati. Inoltre,
il Governo ha promesso la modifica della legge in materia di trasformazione di
banche popolari in società per azioni, per dare valore al territorio, ed anche di
quella sull’obbligo di concentrazioni nel mondo cooperativo, nonché
l’introduzione, per legge, della separazione tra banca ordinaria e banca di
investimento.
Questo è il populismo antibancario, che si basa su una totale incomprensione
delle regole di funzionamento tecnico-economico del settore bancario.
Il collegamento tra banca e territorio, in un momento di crisi economica e in
particolare dell’edilizia, crea le basi per i dissesti bancari: il ruolo nefasto dei
circoli magici idei gruppi di potere locale ha dato l’ultimo colpo ma non è stato
esaustivo.
La legge di trasformazione delle grandi società cooperative bancarie in società
per azioni è stata intempestiva, in quanto in un momento di crisi del settore
bancario su è concretizzata, nel concreto, nel far esplodere i fattori di criticità
e la Corte di Costituzionale si è dovuta far carico del pericolo di dissesti
ritenendo costituzionale la limitazione del diritto di recesso dei soci dissenzienti
rispetto alla trasformazione, diritto di recesso previsto dal codice civile: il che è
stato doveroso, ma la sentenza non è stata particolarmente rigorosa
nell’individuazione delle condizioni essenziali di tale limitazione.
Ma la legge era inevitabile in quanto il principio capitario “una testa-un voto è
anacronistico in realtà imprenditoriali non piccole, massime bancarie,
soprattutto in un momento di debolezza che richiede ingenti capitalizzazioni.
Le concentrazioni nel credito cooperativo costituiscono una necessità
improrogabile ed assoluta e nel contempo si rivelano il frutto di pragmatismo e
di trasparenza: le innumerevoli crisi in tale ambito hanno sempre comportato
l’intervento di salvataggio delle realtà più grandi; una ristrutturazione in tal
senso “ex ante” è così meritoria.
La separazione tra banca ordinaria di deposito e banca d’investimento è il
frutto di versioni formalistiche del tutto inidonee a cogliere la realtà bancaria,
unitaria e quindi tale da superare la separazione, o in via di diritto, con
aggregazioni, o in via di fatto, con accordi e sinergie, e si rimanda a numerosi
interventi dello scrivente in merito.
La separazione tra moneta e credito, che recenti correnti economiche, anche di
autori insigni ed anche a sinistra, propugnano e che la Svizzera ha bocciato in
un “referendum”, vuol dire negare la natura della moneta bancaria che è una
componente essenziale nella circolazione monetaria “tout court”.
La risposta della grande finanza ed anche delle istituzioni che si snodano a sua
protezione è stata massiccia: Mattarella ha legato alla tutela del risparmio la
mancanza accettazione della nomina quale Ministro dell’Economia di Paolo
Savona in quanto in via pretesa contrario all’Euro. Così la tutela del risparmio è
utilizzata per dare rilevo allo “spread” ed alla speculazione finanziaria contro la
democrazia interna. Lo stesso Mattarella si è ricollegato ad una frase
significativa di Einaudi sulla stabilità monetaria: In definitiva: non la moneta al
servizio della società, ma l’esatto contrario.
Il neo-Presidente della Consob Nava, dopo aver pragmaticamente rivendicato la
necessità di interventi preventivi piuttosto che sanzionatori, sostanziali
piuttosto che formali, ha esaltato la distinzione tra risparmio e di investimento,
senza accorgersi così di infirmare la tutela costituzionale del risparmio in tutte
le sue forme, anche in quella di investimento, di cui all’art. 47 della
Costituzione. Ed invece, dall’investimento, perché sia rispettato l’art. 47,
bisogna differenziare in modo netto la speculazione.
La giurisprudenza in materia di derivati, che fino a poco tempo fa si stava
formando in modo molto rigoroso, ora si è annacquata fortemente, come da
recenti sentenze della Corte di Appello di Milano, che ha registrato un cambio
di orientamento rispetto ad importante sentenza di qualche anno fa, e della
Corte dei Conti. .
Tra populismo e tutela del sistema bancario incondizionata vi è una soluzione
alternativa tesa a tutelarlo ma anche a dirigerlo? Nei fatti ciò si è dimostrato
impossibile, in quanto la finanza domina e dirige, e non tollera il contrario.
Un punto fondamentale che può rappresentare la leva per un grande intervento
è rappresentato dalla crisi dell’attività bancaria ordinaria, ormai fagocitata dalla
finanza speculativa. Se si vuole risanare effettivamente il settore bancario,
occorre individuare prima e realizzare poi l’alternativa sopra fissata.
Il Governatore Visco, lucidamente consapevole della situazione, si è fermato ad
una ricostruzione di razionalizzazione del sistema senza andare in direzione di
un suo cambiamento graduale ma radicale.
Per concludere: un populismo quale quello del Governo va di sicuro bene alla
Lega, ma i 5Stelle se lo possono permettere nel momento in cui la crisi del
settore bancario lede i bisogni di quel popolo che essi intendono in buona fede
incarnare?
Ma non solo, un Ministro economista vicino alla Lega ma di spessore e valore
immensi e lucidissimo lettore ed interprete delle dinamiche economiche come
Savona (e stesso discorso riguarda Giulio Sapelli, ancorché non componente
del Governo) nulla ha da dire al riguardo?.