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LA QUESTIONE PALESTINESE Featured

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La questione palestinese è terribile e si trascina dall’immediato secondo dopoguerra: in violazione di qualsivoglia risoluzione Onu, non vi è uno Stato palestinese, i territori post ’67 sono occupati da Israele in maniera non legittima e Gerusalemme è parte integrante dello Stato israeliano invece di essere zona franca per tutte le religioni dell’area. Il problema è serio: il sionismo è nato come socialista ma di fronte all’accerchiamento arabo ha reagito in termini militari ed ha fatto prevalere la propria ragione militare ed a monte in via ancora più generale la propria ragione nazionale. Di fronte all’accerchiamento arabo vi è stata più di una giustificazione nella reazione, in quanto la questione palestinese non sussisterebbe se Israele fosse stato sconfitto nelle varie guerre, ed infatti vi sarebbe stato un massacro di massa a danno degli ebrei. La critica nei confronti di Israele deve essere ferma ma non unilaterale. Essa deve indirizzarsi non tanto contro specifici errori e specifiche atrocità, anche se non mancanti, come per esempio clamoroso Sabra e Shatila, ed anche se non episodici. Deve collocarsi ed indirizzarsi ai piani più alti, in modo da avere come bersaglio la ragione politica che si esalta nell’amico-nemico, e trova un collettore nella Nazione per unificare le componenti interne e devitalizzare così i conflitti sociali e presentarsi all’esterno in modo unificato senza alcuna pietà e mediazione verso i nemici. Per Israele, dalla propria difesa, sacrosanta, alla criminalizzazione dei palestinesi ed alla loro umiliazione e al loro soggiogamento, il passo è stato breve ed inevitabile. L’originario spirito socialista è rimasto soffocato e sostituito da un nazionalista estremo e profondo, di estrema destra. Italia, alle manifestazioni del 25 aprile le colonne ebraiche hanno contestato la presenza di bandiere filopalestinesi. Ma perché adesso che la politica è alla fine ed è dominata dal capitale finanziario, si persiste nel non risolvere, da parte dell’Occidente, la questione palestinese? Una prima risposta è rappresentata dalla tutela delle ragioni occidentali nell’area. Ciò in un’ottica di disordine visto che così si pongono le basi per non staccare gli arabi moderati dagli oltranzisti. Il mondo islamico fa comodo come nemico dell’Occidente senza distinzione tra forti e deboli, tra aggressori ed aggrediti. E’’ la fine della politica che peraltro si basa su una forma di identità religiosa quale surrogato del nazionalismo. E non a caso la destra occidentale ha sostituito al proprio tradizionale antiebraismo un anti-islamismo. E’ la tutela dell’Occidente nell’area in un’ottica di abuso e di arbitrio. Ma non è una ragione non ancora sufficiente. Il vero punto è che non più solo la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi (von Clausewitz), e nemmeno solo la politica è la prosecuzione della guerra con altri mezzi, ma in termini ben peggiori la politica è oramai priva di senso. Mentre prima era solo la fine del diritto internazionale, ora è anche la fine della politica internazionale. La soluzione della questione palestinese vorrebbe evidentemente significare una profonda vittoria della politica, ed anzi una sua rinascita che il capitale finanziario non può tollerare. In tale ottica, la questione dei coloni che invadono i territori occupati e costituiscono i più oltranzisti antipalestinesi conferma ed anzi consacra la vittoria del nazionalismo, con il contrasto tra ceti deboli israeliani e ceti deboli palestinesi. Un’unificazione di classe lì non è possibile, perché è proprio l’interesse materiale che divide tra di loro in modo insanabile i due ceti deboli. Di qui la necessità di alleanze tra il popolo ebraico e quello palestinese contro le rispettive Nazioni per superare un conflitto assurdo tra i due popoli , conflitto assurdo che può essere invece risolto con il riconoscimento dei diritti di entrambi i popoli con due Stati. In definitiva, la ripresa della sovranità popolare contro la sovranità nazionale acquista così efficacia e valore anche a livello internazionale. A favore di un nuovo ed originale populismo orientato a sinistra e domani da qualificare in senso sociale si forma una grande e solida base.