l 25 aprile, in molte città italiane, si svolgono numerose manifestazioni per celebrare la Resistenza dei partigiani contro l’oppressione nazifascista, dopo una seconda guerra mondiale che ha prodotto milioni di morti soprattutto giovani che, inconsapevolmente, si fecero uccidere per permettere ai potenti del mondo l’esercizio del potere imperialista.
Dalla Resistenza ne conseguì una conquista di diritti sociali che hanno accompagnato la mia generazione negli anni che seguirono. Ma per la prima volta nella storia, noi, che fummo più fortunati dei nostri padri, saremmo più fortunati dei nostri figli! Un orrore!
Oggi, 25 aprile, mi trovo temporaneamente in Calabria, una terra da sempre depredata, martoriata dalla disoccupazione, dalla mafia e da politici assenti o presenti solo in campagna elettorale, quindi, ci tenevo a partecipare alla celebrazione della Liberazione. Sapevo che Siderno, la città in cui io ho trascorso gli anni più belli della mia vita, non solo per la formazione scolastica, ma soprattutto per la mia formazione alla vita sociale, alla lotta per la conquista di diritti sociali e civili per le generazioni future, non poteva non organizzare una manifestazione. Ma grande è stata la mia delusione quando ai miei occhi si presentò una piazza semivuota, con una partecipazione simile alla commemorazione del milite ignoto. Non vedere la forza giovanile in piazza per celebrare la Liberazione dal nazifascismo come punto di forza per rivendicare quei diritti che oggi ci sono stati in larga parte nuovamente cancellati, non vedere l’impegno organizzativo di massa e di masse per una giornata madre di tutte le battaglie è stato un duro colpo!
La Resistenza partorì la nostra Costituzione, più volte presa d’assalto da fascisti, massoni e lobbisti, largamente inattuata e sfregiata dall’art. 81 che ha introdotto il “fiscal compact” nella Costituzione. Una “regola incostituzionale” inserita nella nostra Carta dei principi fondamentali, dei diritti civili e sociali, delle regole economiche e politiche delle Istituzioni del nostro Paese, che dovrebbero essere al nostro servizio. L’art. 81 è invece una “regola” che impedisce allo Stato e agli Enti locali di investire risorse economiche per garantire il welfare e i servizi pubblici, quindi, è contro ogni regola democratica, perché non si potranno perseguire politiche sociali a favore dei cittadini. L’art. 81, quella regola partorita dal Meccanismo europeo di stabilità (MES) e per la quale ci viene imposto il regime di austerità, sta cancellando completamente quel che rimane del diritto universale alla salute, all’istruzione, al lavoro. Quella regola per cui non ci sono soldi per la manutenzione delle strade, del territorio e per la sua difesa dal dissesto idrogeologico, che fa chiudere gli ospedali pubblici e consente di aprire le cliniche private, che ha decretato l’aumento dell’età pensionabile, i continui tagli alla sanità e al welfare. Una regola infida che ci toglie la libertà, perché ci costringe a pagare un debito costruito ad arte per tenerci sotto scacco e svendere le aziende pubbliche e partecipate alle multinazionali e a “regalare” la gestione del demanio e dei nostri siti culturali a privati ed arraffoni anche stranieri, per consentire loro di trarne profitto. Mentre i cittadini (ma solo i soliti noti) sono costretti a pagare tasse sempre più esose. Le tasse servono per garantire i servizi pubblici ai cittadini, non per pagare un debito spropositato che serve a mantenere in vita la finanza internazionale parassita, le grandi banche e le società assicurative internazionali. Ma un numero sempre più consistente di cittadini neanche potrà pagarle le tasse, perché ha perso il lavoro, perché le aziende delocalizzano in Paesi dove la manodopera è quasi gratis. Perché ogni volta che viene venduta una grossa azienda italiana, o cedute quote sempre più consistenti di un’azienda pubblica al mercato internazionale, o un’infrastruttura viene concessa in gestione ai privati (autostrade, ferrovie dello Stato, monopoli o assets dell’energia e della comunicazione), i consumatori vengono sopraffatti, molti lavoratori vengono licenziati, la disoccupazione cresce e il disagio sociale aumenta. Il lavoro rende dignitosa la persona, per dirla con le parole di Papa Francesco: “Se togli il lavoro alle persone, hai tolto loro la dignità”, e oltre al lavoro ci vengono tolti anche i servizi pubblici e i diritti sociali.
Il sangue versato nella Resistenza dai nostri padri fondatori della Costituzione Repubblicana chiede vendetta, perché l’attuale classe politica si è prestata ai giochi della finanza e delle lobbies di potere e persegue politiche neoliberiste e, attraverso leggi “istantanee”, attua il lavoro sporco a compiacimento degli interessi di investitori internazionali, affinché le multinazionali possano farla da padrone sul nostro territorio e sulla vita dei lavoratori, così come da anni si depredano le terre ai contadini di tutto il mondo per praticare agricoltura intensiva e diventare monopolisti del cibo mettendoci in condizioni di infinita dipendenza.
Da diversi anni, sulle nostre coste approdano barconi stracolmi di immigrati e solo i più fortunati riescono a sbarcare, perché molti lasciano le loro vite in fondo al Mediterraneo. Noi oggi combattiamo una guerra tra poveri e non contro gli oppressori delle popolazioni. Rifiutiamo gli immigrati senza capire che da anni patiscono la fame e subiscono le guerre sui loro territori, a noi circostanti, per la spartizione delle risorse naturali e del potere sui popoli. A loro danno si sta praticando il “landgrabbing” e il “water grabbing”, cioè l’espropriazione di milioni di ettari di terreni e dell’acqua che furono a sostegno della vita di questi popoli, cacciati dalle loro terre per consentire ad investitori cinesi, indiani e a multinazionali di ogni parte del mondo di praticare l’agricoltura intensiva distruggendo la biodiversità, di “brevettare” sementi e vendere cibi avvelenati da pesticidi, che arrivano quotidianamente sulle nostre tavole, togliendo a noi il diritto di produrre individualmente o cooperativamente nella pratica tradizionale. Oggi queste espropriazioni vengono effettuate anche in quasi tutti i Paesi d’Europa a cominciare dalla Romania e dall’Ungheria per arrivare alla Francia ed ora anche in Italia!
Perciò, oggi dobbiamo combattere più di allora! Il 25 aprile non deve essere il giorno del ricordo, deve essere il giorno in cui viene rilanciata la lotta contro un’oligarchia egemone nazifascista, contro i soprusi di una classe politica che si è prestata all’attuazione delle più becere politiche neoliberiste, non solo in Italia ma in tutta Europa e nel mondo intero. Quelle politiche che lasciano il deserto nella nostra vita e rendono precaria la vita dei nostri figli, costretti ad emigrare o a prostituirsi ad imprenditori che li sfruttano e rubano il loro futuro e la loro dignità per molte ore e per pochi spiccioli. O ancora li costringono a lasciare il proprio Paese per sperare in un avvenire più dignitoso.
Oggi come allora, dobbiamo ricominciare a combattere per la riconquista dei nostri diritti. Dobbiamo ricostruire la Democrazia, quella vera! Dobbiamo riconquistare il diritto universale alla salute - Renzi, nel suo programma per le primarie ha inserito l’ultimo pezzo residuo di sanità pubblica nelle prossime privatizzazioni. Oggi più che mai occorre lottare per abbattere il “fiscal compact”, la legge sul “jobs act” e la “buona scuola”, che di buono ha solo l’aggettivo!
Rialziamo la testa e non facciamoci sottomettere da infidi discorsi di “democrazia”, una parola abusata ormai da troppo tempo, lottiamo per il ripristino del Servizio Sanitario Nazionale, non confondiamo la globalizzazione della povertà con l’internazionalismo. Difendiamo la vera Democrazia, i diritti civili e sociali attuando la Costituzione. Difendiamo la nostra Libertà!
Ora e sempre Resistenza!