La prima è l'Europa formata da popolazioni di nazionalità diverse, con una propria lingua, cultura, economia e storia. La seconda è l'Unione europea del mercato. Qui i governi dei popoli con diversa lingua, cultura, economia e storia hanno deciso di costruire un grande mercato comune senza dogane, perché si potessero scambiare le merci fra gli stati membri senza le solite guerre di egemonia per appropriarsi delle risorse e del territorio degli altri. Le varie popolazioni degli stati membri, nonostante godano della cittadinanza europea istituita dal Trattato di Maastricht, non sono sottoposte alle stesse leggi che regolano le politiche sociali, non hanno stessi diritti, non hanno stesse regole fiscali, non hanno un governo supremo che ripartisce equamente le risorse sul territorio UE. I governi nazionali hanno un trattamento diverso nella disciplina di bilancio e i loro bilanci devono rispondere alle leggi dei mercati che costringono alcuni stati periferici a detenere un debito pubblico in aumento, motivo per cui gli stessi sono ricattati e puniti dagli esiti delle procedure d'infrazione, nelle quali uno Stato può incorrere se viola i diktat della Governance Europea, le Direttive o i parametri di Maastricht (rapporto 60% debito/PIL 60% e 3% per spese in deficit), mediante ricorso di altro stato membro alla Commissione che vigila sulle possibili violazioni. Gli stati dell'UE sono sottoposti ad un regime di competitività gli uni con gli altri e le imprese devono agire in regime di libera concorrenza. l’UE ha delle istituzioni: la Commissione europea, composta da un presidente e dei membri nominati dai governi, che dovrebbe vigilare sull’osservanza dei Trattati e dare impulso alla legislazione europea che, però, risponde agli impulsi di grandi Corporations alle quali garantisce una legislazione di favore. Un Consiglio d'Europa che interagisce con la Commissione allo scopo di adottare, con le Direttive recepite dai governi, politiche economiche imposte dal più forte. Il potere di indirizzo è di fatto esercitato dai mercati finanziari che detengono la maggior parte del debito degli Stati e premono affinché si riduca la spesa sociale. Un Parlamento europeo che avrà un potere limitato fino a che i vari politici appartenenti ai gruppi parlamentari PPE e PSE, che rispondono meglio alle esigenze dei mercati, saranno eletti in maggioranza. Esso non esercita la funzione legislativa storicamente tipica dei parlamenti democraticamente eletti e, pur avendo una legge elettorale proporzionale, alla fine funziona come un sistema maggioritario. L'UE emana Direttive su impulso della Commissione che gli stati devono recepire e Regolamenti direttamente applicabili che impongono degli standard alla produzione e che costringono ad acquistare da un paese diverso le merci che produci anche tu, tramite una concorrenza spietata ai tuoi prodotti, perché queste merci prodotte utilizzando manodopera a bassissimo costo sono competitive rispetto alle tue e, nel caso di prodotti alimentari, trattati con sostanze chimiche per aumentarne la produttività. La maggioranza delle merci sono prodotte principalmente da grandi aziende, secondo il peggior dumping salariale, e molto meno da piccoli coltivatori, o piccoli artigiani, spesso costretti a non coltivare più le loro terre, sopraffatti dalla concorrenza dei Paesi terzi, o cedere le loro piccole imprese ad altre imprese più aggressive. L’UE ha realizzato l’Unione Economica e Monetaria. Il suo organo è la Banca Centrale Europea (BCE) dichiarata organo indipendente, ma che risponde agli interessi dei mercati e della grande finanza internazionale. Non presta denaro ai singoli Stati ma alle banche che spesso speculano o non prestano a piccole e medie imprese. Emette la Moneta Unica (euro) che funziona come limite alla leva di spesa pubblica all’interno degli Stati più deboli. L’euro, pur essendo moneta unica, ha un potere d'acquisto diverso da un paese all'altro e non consente ai singoli Stati di potersi avvalere di meccanismi di riequilibrio degli scambi. Il riequilibrio, lì dove è avvenuto, è stato raggiunto con altri mezzi e con costi sociali molto alti. Non potendo avvalersi della deflazione dei prezzi come arma competitiva i Paesi in difficoltà sono ricorsi alla deflazione salariale, riducendo il costo del lavoro e eliminando le imprese
meno competitive. In questo senso l’euro ha funzionato, all’interno dei singoli Paesi e, in particolare in Italia, come agente di riorganizzazione della produzione e del sistema delle imprese, a vantaggio del grande capitale internazionalizzato e a danno del lavoro salariato e dei settori del capitale non internazionalizzati. (D. Moro, 2019). L'UE ha un meccanismo di controllo dei bilanci nazionali che interviene per abbassare e privatizzare i diritti sociali, stabilizzare l'inflazione (che farebbe perdere potere d'acquisto ai più ricchi) tramite la scarsità di risorse per stabilizzare i prezzi, mantenere un determinato livello di disoccupazione e privatizzare beni e servizi pubblici. La rigida disciplina del pareggio di bilancio viene imposta ai Paesi che non rispettano i parametri di Maastricht e costringe gli Stati ad imporre un regime austerità progressiva. Inoltre, il meccanismo imposto dalla disciplina di bilancio, impedisce agli Stati che hanno un’economia debole di raggiungere il fatidico rapporto debito/PIL del 60%, non consentendo di sforare il 3% di deficit per investimenti pubblici tali da garantire una crescita più veloce. Gli Stati che hanno un alto debito pubblico devono diminuire annualmente questa percentuale di spesa pubblica ogni anno finché non sarà raggiunto il 60% di debito rispetto al PIL (questo, calcolato solo sulla base delle transazioni di scambi e non sulla reale ricchezza del Paese) che anno dopo anno erode il risparmio dei piccoli risparmiatori. Un debito pubblico destinato a crescere se si osservano i parametri di Maastricht e la disciplina di bilancio imposta dalla Governance europea, così deprimendo la domanda interna, a causa dell’abbassamento dei salari e l’aumento della disoccupazione, costringendo gli Stati a diminuire le importazioni e ad aumentare le esportazioni. Un gatto che si morde la coda. Negli anni, le modifiche apportate ai trattati, oltre ad aggregare altri Stati nell’Unione, hanno inserito altre politiche economiche più aggressive per favorire la competitività e la libera concorrenza che serve a potenziare le grandi imprese e sono stati integrati da protocolli e da Direttive che hanno sottratto sempre più sovranità agli Stati, sottoponendoli a regole di sorveglianza speciale sulla loro autonomia di politica interna e di legislazione rivolta a tutelare i cittadini. I Trattati non sono modificabili se non all’unanimità degli Stati membri. Pressoché impossibile, a meno di gravi stress o eventi esogeni. Questa Unione Europea sottrae il futuro alle nuove generazioni (soprattutto a quelle tecnicamente più formate) sottoponendole alle leggi della competizione e della precarietà senza fine o inducendole ad abbandonare il proprio Paese che non può più offrire prospettive di lavoro. In Italia è quello che succede in particolar modo al Sud più di altre regioni d’Italia che oggi chiedono l’autonomia differenziata per sottrarre l’ultima fetta di solidarietà e creare così una landa deserta da terzo mondo. Un Sud dove l’età media ogni anno diventa sempre più alta. (Milano,18 luglio 2019)