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I VERI NODI DEL SALVATAGGIO DELLE 4 BANCHE: IV – IL RUOLO DELLA SOCIETA’ CIVILE

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Quello che non emerge adeguatamente dalle superficiali e prevenute analisi della crisi delle 4 banche e dei relativi salvataggi è che questa volta la crisi, differenza di quella del 2008, non è dipesa da eccesso di speculazione e di finanza ma è stata determinata da fidi sbagliati a imprese decotte e concessi senza garanzie adeguate ed in modo avventato. Le 4 banche hanno fatto quello che tutta l’economia, la società e la politica chiedeva loro, dare fidi per sostenere le imprese produttive: lo hanno fatto male ma il fine era quello che tutti attribuivano loro. E’ fuorviante anche dare la colpa solo a profili clientelari e di appoggio a gruppi economici collegati ai vertici in modo illecito: è fuorviante non in quanto non rispondente al vero ma in quanto riduttivo e parziale. I fidi sono stati concessi a pioggia non solo agli amici ma a vasti settori del territorio per acquisire il consenso ed assicurare la pace sociale e politica. In altri termini, è difficile trovare nei 4 territori settori non coinvolti nel disastro. Il vero è che la crisi economica aveva portato tutto il territorio e non solo poche imprese nel disastro e quindi per non far abbassare il tenore di vita della provincia la banca ha alimentato l’economia in modo artificioso ed abusivo.

In tale ottica, non è mancato il ruolo negativo del sindacato che ha favorito assunzioni clientelari e il mantenimento di condizioni economiche e normative non giustificate dalle situazioni aziendali e non commisurate al merito. In effetti, il sindacato ha instaurato una perversa cogestione con la direzione aziendale rovinosa, non opponendosi a nessuna misura disastrosa ed ottenendo in cambio sia vantaggi indebiti per i dipendenti sia un terribile ruolo condizionante a favore degli esponenti sindacali aziendali. Fa letteralmente sorridere, in tale situazione, l’atteggiamento del capo della più importante sigla sindacale bancaria, il quale ha rimproverato i commissari straordinari che non avrebbero impresso una soluzione (nel senso di rottura) di continuità alla gestione aziendale ed avrebbero mantenuto al loro posto tutti i dirigenti (e i funzionari responsabili di funzione). L’accusa, infamante, è non rispondente al vero: come regola generale, i commissari hanno posto le basi per azioni di responsabilità contro i veri responsabili del disastro, vale a dire gli alti dirigenti.

In un’ottica garantistica e realistica hanno mantenuto alcuni dei dirigenti non apicali e dei funzionari responsabili di funzione in quanto esecutori di ordini e non responsabili diretti, e l’illiceità degli ordini poteva anche non essere sempre di agevole individuazione. Si è trattato di atteggiamento non solo garantista ma anche realista in quanto tale da tener conto di come funziona l’azienda e dell’esigenza di non lasciare scoperti, ove possibile, i ruoli chiave. Ma l’accusa del capo sindacale merita un esame ulteriore, in quanto è non solo infondata, ma anche tale da voler riscrivere forzatamente la storia della crisi, e voler imputare la crisi stessa a gruppi ristretti (dirigenti e poche imprese) senza voler riconoscere la diffusione della responsabilità: è ovvio che non si deve disconoscere quella principale dell’alto vertice delle imprese e degli enti loro collegati, ma non per questo è corretto trascurare l’esigenza di rendersi realisticamente conto che ve ne era una diffusa ed a macchia d’olio. Ma non solo: imputando ai commissari una mancanza di soluzione di continuità nella gestione aziendale, ci si è voluti accodare a quel vento populistico (anche alimentato da un giornale molto stimato dallo scrivente quale “Il Fatto Quotidiano”) che vuole imputare la crisi alla mancanza di rigore di Banca d’Italia nei confronti delle banche con i commissari che persisterebbero in tale atteggiamento. Ebbene, tale continuità globale tra vecchia gestione, ispezioni Banca d’Italia e gestione commissariale non solo è sballata ma è frutto di fantasia. I disastri appartengono alla vecchia gestione ed ai suoi comportamenti dolosi, con la complicità o comunque l’indulgenza della società civile, ivi compreso il sindacato, le ispezioni Banca d’Italia hanno fatto il possibile tenendo conto del “favor” generalizzato per le vecchie strutture, ed i commissari hanno individuato i responsabili dei disastri ponendo le basi per le azioni legali contro di loro ed hanno elaborato le misure per uscire dalla crisi.

Vista l’estensione del disastro, qui era necessario un acquisto esterno, resosi impossibile alla luce della diffusione delle sofferenze e della mina vagante rappresentata dalle obbligazioni subordinate. Banca d’Italia ha dovuto, in quattro e quattr’otto, fare il salvataggio, per limitare l’applicazione della assurda normativa comunitaria del “ball-in”. Il salvataggio è riuscito al novanta per cento, senza potersi estendere alle obbligazioni subordinate per l’opposizione, irremovibile e irragionevole dell’Europa: è stato un peccato, ma resta il salvataggio al 90%. Banca d’Italia ha visto ridurre molto il suo potere e la sua credibilità: al limite, ma proprio al limite, le si può imputare di essersi fatta trovare impreparata nella nuova situazione, ma le sue responsabilità ammesso, ed assolutamente non concesso, che siano effettive, e di natura politica e non giuridica, sono minime. Il comportamento del capo sindacale è gravissimo, non solo per la ricostruzione inattendibile e sballata, ma anche per il tentativo di annacquare le responsabilità, diffuse, del passato. Inammissibile ed ingiustificata è stata la mancanza di collaborazione con la gestione commissariale. Il sindacato ha perso una grande occasione per contribuire al risanamento aziendale delle banche e per opporsi a gestioni illecite. Il sindacato ha perso natura sociale e di classe per accontentarsi di cogestioni di fatto e di copertura a vertici illeciti, per far beneficiare i lavoratori di vantaggi non solo ingiustificati, ma anche effimeri e che quindi si ritorcono contro gli stessi lavoratori. In conclusione: l’economia e la finanza sono nel disastro, la politica è solo clientelare ed inefficace, e la società civile è inquinata. Sinistra se ci sei –e speriamo che ciò non sia un’illusione- batti un colpo –se necessario, anche in testa, in senso figurato s’intende, a qualcuno, anzi a più di qualcuno-. P.S. Per onestà verso i lettori, lo scrivente deve rivelare che il capo sindacale ha fatto espresso riferimento a quella delle 4 banche dove lo stesso scrivente è stato commissario insieme ad un altro: il capo sindacale si è riferito ad ex commissari, ora amministratori delegati e quindi ciò riguarda l’altro ex commissario e non lo scrivente, e qui il capo sindacale ha commesso l’ennesimo errore, in quanto l’imputazione, investendo profili giuridici, riguarda nell’effettività lo scrivente e non l’altra persona. Al riguardo, lo scrivente si limita alle osservazioni generali già fatte, nulla avendo da aggiungere a livello personale. Come insegnava Hegel, “Die WeltGeschichte ist Die WeltGericht”, la Storia del Mondo è il Tribunale del Mondo. La Storia farà giustizia, e certe critiche non meritano alcuna risposta, a livello personale s’intende.