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IL NOSTRO BLOG

Lo SPREAD e la BCE Featured

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LO “SPREAD” E LA BCE I bond vengono venduti al migliore offerente in un mercato al quale per regolamento partecipano solo pochi operatori istituzionali e nel quale è consentito loro di scommettere contro lo spread quantità industriali di denaro preso a credito. Il prezzo d’asta dei bot è quindi determinato dalle “bizze” (isteriche e premeditate) della speculazione: quando il rischio insolvenza viene stimato in crescita, sale corrispondentemente la quotazione dei Credit Default Swap, ovvero delle assicurazioni sulla insolvenza statale di quel determinato bond, e questo comporta la crescita parallela del suo prezzo d’asta, che è pari alla somma tra il prezzo del bond di riferimento (oggi, il bund tedesco) più il prezzo del cds che in quel momento assicura ogni altro bond della UE contro l’insolvenza dello stato che lo emette (popolarmente chiamato “spread”). Gli operatori internazionali che acquistano i bond possono a quel punto scegliere tra comprare al prezzo d’asta e assicurarsi contro il default al prezzo del giorno del suo cds, oppure non assicurarsi e lucrare in proprio lo spread. Di qui anche l’interesse delle banche a scommettere “contro” lo spread e perfino contro sé stesse in quanto titolari di bond “screditati”, onde lucrare uno spread sempre maggiore che sanno in realtà privo di fondamento! Per farlo, contano sulla complicità attiva delle agenzie di rating, sulla copertura omertosa della scienza, nonché su quella dei media e dei politici. Per comprimere l’interesse da noi pagato sui bot attraverso un prezzo d’asta di, poniamo, 92 anziché 98 dovremmo modificare la norma statutaria che vieta alla BCE di fare prestiti diretti ai vari Tesoro, ma per farlo ci dovremmo scontrare, da un lato, contro le banche che partecipano al lauto “banchetto” lucrando in proprio lo spread, con la Goldman Sachs e gli altri colossi bancari USA che emettono i cds speculativi, ovvero le scommesse rialziste sullo spread, e con la BCE spa, che guadagna l’1,25% su ogni euro che prima crea elettronicamente dal nulla e poi presta alle banche perché possano acquistare i nostri bot a 92, dividendo poi questo bottino con le varie banche centrali, che, a loro volta, lo dividono poi pro quota con le banche private e gli stati loro azionisti! Un bottino da 80 Mld l’anno! Dall’altro lato, ci scontreremmo con la scienza, i media ed i politici soggetti agli interessi di questo mondo parassitario, poichè dovremmo riformare l’architettura creditiziofinanziaria, il sistema tributario ed i rapporti internazionali per conseguire il controllo democratico di moneta, banche e borsa nel pareggio tendenziale dell’import-export e nella giustizia fiscale. Ed invece variamo una finanziaria recessiva dopo l’altra, tutte assolutamente inefficaci perché operanti a valle anziché a monte e perché, Keynes lo insegna, comprimono recessivamente il PIL in misura almeno quadrupla rispetto ad ogni sacrificio gravato sui consumi pubblici e privati, aggravando quel rapporto debito/PIL che alleviano nell’immediato e comprimendo pure le entrate tributarie (oltre 40% del PIL) di 1,6 volte ogni “sacrificio”! Se ne esce dunque solo riformando il trattato di Maastricht per creare finalmente una Europa “dei popoli” in luogo di quella Europa “della finanza” nata nel ’92, o con la secessione valutaria dei PIIGS o del singolo paese o dei singoli paesi che aderiscono a un simile progetto. www.circoldegliscipioni.org LE RICETTE DEL RISANAMENTO SECONDO IL PENSIERO UNICO Il pensiero pseudo-liberista oggi ancora dominante a livello di scienza, media e politici di quasi ogni orientamento, il così detto Pensiero Unico in economia, avanza una ricetta per il risanamento così composta: 1)posticipo della età della pensione e tagli consistenti del welfare; 2)introduzione della mobilità nel pubblico impiego parallelamente al licenziamento dei pubblici dipendenti “in esubero” e alla contrazione percentuale “alla greca” delle retribuzioni pubbliche; 3)inasprimenti generalizzati e proporzionali del prelievo fiscale, senza cautele per il lavoro dipendente e autonomo e le imprese minime, e con reintroduzione della ICI sulla prima casa, incluse quelle gravate da mutui ipotecari; 4)estensione dei licenziamenti facilitati anche alle imprese con più di 15 dipendenti, e del lavoro precario, indulgenza verso l’uso degli straordinari, verso la moderazione salariale e verso un maggiore sfruttamento in genere del lavoro dipendente; 5)liberalizzazione delle libere professioni e del commercio; 6)privatizzare tutto il privatizzabile, inclusi i “gioielli di famiglia”, e pure i contratti dei pubblici impiegati; Accanto, le seguenti proposte talmente anti-popolari da essere inconfessabili: 7)ulteriore consistente contrazione percentuale delle retribuzioni private (circa 50%) con aumento generalizzato dell’orario di lavoro e restrizione delle festività e delle ferie; 8)privatizzazione progressiva della sanità, della istruzione, della pubblica sicurezza e della difesa; 9)eliminazione di ogni sorta di assistenza sociale, diretta e indiretta, inclusa l’edilizia popolare e convenzionata; 10)divieto penale degli scioperi e dell’associazionismo sindacale. Nessuna critica, invece, verso la detassazione dei redditi da capitale (12,5%) e dei patrimoni (zero %) e verso la sperequazione distributiva. Qualche timida critica verso la speculazione borsistica, ma con la convinzione che ogni riforma del mercato finanziario provocherebbe certamente molti più guasti di quanti pretende di risolverne (sic!). Nessuna critica nemmeno contro gli enormi oneri finanziari privati che paghiamo ogni anno (circa 130 Mld) e contro gli interessi bancari (80 Mld, circa) che paghiamo ogni anno sul nostro debito pubblico pregresso, che ci costringono a bruciare così un corrispondente avanzo primario, pari quasi al 20% della nostra spesa pubblica (420 Mld) ed al 5% del nostro PIL netto (1.590 Mld, nel 2009). Ancora più criminale questo silenzio, posto che si permette che vengano amplificati dalla speculazione sui Credit Default Swap sui bot (i derivati assicurativi contro il loro default), e, nel contempo, si pretende che siano pagati gravandoli recessivamente sui consumi popolari pubblici e privati anziché sui giganteschi risparmi dei ceti possidenti (350 Mld circa, ogni anno). E per contenere la disoccupazione (circa 5 milioni a fronte di circa 25 milioni di occupati, tra chiaro e nero) e la recessione (il nostro PIL, correttamente depurato dell’inflazione effettiva, è oggi meno della metà di quello degli anni ’80!), solo la promessa implausibile che la maggiore efficienza produttiva così acquisita darà in futuro ricchi frutti le cui colature andranno certamente anche a vantaggio dei lavoratori, dei disoccupati e degli utenti dei servizi sociali. In aggiunta, viene pompato il conflitto tra i giovani disoccupati e gli anziani occupati, da risolvere licenziando i secondi per assumere giovani precari, e il senso di colpa colonialista, ventilando demagogicamente, perfino, che la recessione presenta il vantaggio collaterale di ridurre l’inquinamento! Viene infine sostenuto che l’aumento della domanda interna e della massa monetaria sarebbero inflattivi e farebbero fuggire i capitali avviando trend ribassisti in borsa per l’euro e per i titoli, specialmente bancari. L’euro “debole”, poi, renderebbe sempre più cara la nostra bolletta energetica e le importazioni necessarie penalizzando ulteriormente la competitività del made in UE, mentre l’intera economia verrebbe progressivamente quanto inesorabilmente spinta verso il crack sistemico. Queste sono tutte chiare forme di cecità selettiva da coscienza di classe “padrona”, laddove, nessuna di queste affermazioni ha il minimo fondamento scientifico. www.circolodegliscipioni.org CONTROINFORMAZIONE DI BASE SU DEBITO PUBBLICO E MERCATI 1)Alla speculazione non servono “ragioni” ma solo “pretesti” per aggredire improvvisamente qualsiasi valuta, titolo o commodity e qualsiasi debito pubblico. 2)quando la speculazione prende di mira la sua “vittima”, si tratta di colossi finanziari che muovono quantità impressionanti di denaro elettronico, generando dei trend che attraggono sulla loro scia tutti gli altri scommettitori e che realizzano ogni volta altrettante “profezie che si autoavverano”. Impossibile in questi casi opporsi. Si può solo aspettare che passi la buriana. 3)80 Mld annui di interessi sui bot su 500 Mld di entrate statali e 1.590 Mld di PIL netto (2009), comportano avanzi primari annui da 80 mld criminalmente sprecati per pagare interessi bancari pompati dalla speculazione e che, sommandosi gli uni agli altri, diventano nel frattempo capitale. 4)il debito pubblico nasce a causa della detassazione dei redditi da capitale (12,5%) e dei patrimoni (zero %), che fa gravare tutto il peso delle spese pubbliche sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni (20-43%, quelli medio-bassi) e sui redditi da lavoro autonomo e da impresa (50-60% in su). 5)il debito nasce per la detassazione dei redditi da capitale e dei patrimoni, viene amplificato dagli sprechi della casta politico-amministrativa (stimati 25-50 Mld su una spesa pubblica netta di 420 Mld -2009) e viene aggravato dagli interessi sui bot che si lascia pompare dai mercati speculativi perché lo statuto alla BCE le vieta di prestare direttamente ai vari Tesoro gli euro che servono per l’acquisto dei bot. 6)la BCE presta all’1,25% alle banche private gli euro che esse prestano al 6-7% al Tesoro italiano e al 18% a quello greco! Rispettivamente, il 5-6% e il 16-17% solo per fare da intermediarie, laddove i vari debiti pubblici restano “finanza allegra” sia che vengano finanziati direttamente dalla BCE con euro elettronici privi di base “reale”, sia che vengano finanziati con gli stessi euro indirettamente, ovvero per il tramite delle banche private. E’ comunque folle rimborsare euro “virtuali” con sacrifici “reali”. 7)alle banche collocatarie dei bot conviene scommettere contro sé stesse in quanto collocatarie di bot “screditati”, onde fare corrispondentemente crescere ulteriormente lo spread! 8)la riforma della norma statutaria che vieta alla BCE di prestare direttamente agli stati gli euro che servono per coprire i bond serve solo agli interessi dei soci della BCE, delle banche che lucrano il 5-6% solo per fare da intermediarie di questi euro, e alla speculazione internazionale che lucra sui cds, ovvero sui derivati speculativi sullo spread. 9)gli euro che la BCE “presta” alle banche non sono contenuti in nessun genere di serbatoio nel quale mai qualcuno li ha depositati nel tempo, ma vengono semplicemente da lei creati elettronicamente dal nulla, pretendendo poi l’1,25% quale remunerazione aggiuntiva del loro “imprimatur” quale “validi”. Dei falsi doc, dunque! 10)la BCE, quando crea elettronicamente i bot che presta alle banche, li iscrive in pari posta sia tra gli “assets”, a significare il credito che vanta verso le banche mutuatarie, che tra le liability, a significare il debito assunto con il prestito. Nel suo conto profitti e perdite la BCE iscrive così solo gli interessi e quando le viene restituita la sorte capitale, la iscrive nel proprio stato patrimoniale, impadronendosene … a costo zero! 11)i sacrifici che vengono gravati sui consumi popolari pubblici e privati provocano una contrazione recessiva keynesiana del PIL pari a circa 4 volte ogni “sacrificio” e quindi pure una contrazione delle entrate tributarie (circa il 40% del PIL) pari a circa 1,6 volte ogni sacrificio/rimborso. www.circolodegliscipioni.org COME USCIRE DALLA CRISI a)consentendo il prestito diretto dalla BCE ai vari Tesoro degli euro che servono per coprire i bot emessi dai singoli stati, si evita il ricorso ai mercati speculativi e si sgrava almeno la differenza tra il tasso di sconto praticato dalla BCE (1,25%) e gli alti tassi che vengono pompati sui mercati finanziari (circa 70 Mld in meno, sul totale degli 80 di oggi, per l’Italia). b)la speculazione non ha la minima utilità sociale ed anzi, mentre scoraggia e allontana i risparmiatori, provoca inutili, ingiusti e rovinosi trasferimenti di ricchezza dagli scommettitori che sbagliano le scommesse verso quelli che le azzeccano, con grave distruzione collaterale di ricchezza collettiva quando il trend è ribassista e pericoloso “pompaggio” di bolle speculative, quando il trend è rialzista. In più distoglie progressivamente gli investimenti dalla produzione di beni e servizi e li indirizza verso l’impiego puramente speculativo della ricchezza. c)per proteggere le borse europee dalla speculazione basta vietare il credito alla borsa e i derivati speculativi, ed introdurre una idonea Tobin Tax che, nei casi più gravi, può diventare anche una Robin Tax. d)introducendo ai confini della UE idonei vincoli anti-speculazione, il cambio dell’euro viene sottratto alle bizze della speculazione e fissato centralmente in funzione delle esigenze politico-economiche centralmente/democraticamente decise. e)un euro “forte” penalizza il nostro export-import allo stesso identico modo in cui lo penalizza una più alta inflazione UE a cambio dell’euro invariato. Perché il saldo exportimport non vari al salire dei prezzi interni, serve un euro “vero”, ovvero un euro che venga svalutato o rivalutato ogni volta in misura pari all’eventuale differenziale di inflazione che si registra rispetto alle altre aree valutarie. f)con adeguati dazi compensativi da welfare ed ecologia si protegge il made in UE dalla concorrenza sleale delle multinazionali delocalizzate in aree dove producono sottocosto nel massimo dispregio della natura e dell’uomo, per poi esportare nella UE il 95% della produzione così ottenuta. g)solo proteggendo le frontiere valutarie con idonei vincoli anti-speculazione e stipulando regolari accordi bi-multilaterali è possibile regolare l’interscambio reciproco informandolo al principio del pareggio tendenziale dei rispettivi export-import. h)per riassumere il controllo del credito e proteggere dalla speculazione il settore strategico delle banche commerciali, occorre ri-nazionalizzare la Banca d’Italia e separare banca per banca i rami d’azienda commerciali da quelli finanziari, meglio se nazionalizzando almeno una parte dei primi. i)per ridare fiato alla domanda interna occorre riformare il nostro sistema tributario tassando progressivamente i redditi da capitale e i super-patrimoni e sgravando corrispondentemente i redditi da lavoro e da impresa bassi. Poi occorre adottare idonee scelte keynesiane anti-crisi, potenziando il welfare, varando le piccole opere, investendo nelle fonti rinnovabili di energia ed in un piano di risanamento progressivo del nostro patrimonio idrogeologico, nonché abolendo il precariato, riducendo progressivamente l’orario di lavoro e pilotando il recupero graduale dell’ISTAT non rilevata fino ad oggi su retribuzioni e pensioni (circa 70% di potere d’acquisto in meno in 25 anni). m)per frenare la inflazione indotta dallo “strozzo” dell’offerta praticato a fine di extraprofitto da oligopolio dai trust al salire della domanda, occorre introdurre il calmiere all’ingrosso e idonei controlli anti-trust, mentre per salvaguardare la competitività del made in UE occorre poi svalutare l’euro in misura pari all’eventuale differenziale di inflazione residuo. In alternativa, non resta che la secessione valutaria dei PIIGS o dei singoli paesi preunitari che aderiranno a questo programma, previa reintroduzione della propria moneta nazionale. www.circolodegliscipioni.org 5 ALTERNATIVE ALLE FINANZIARIE RIGOROSE Si danno cinque possibilità alternative rispetto alle finanziarie rigorose volte a rassicurare i mercati: 1)una partecipata dello stato italiano acquista le quote della BdI detenute da Intesa e Unicredit (66%) e vota il prestito (all’1,25%) dalla BCE alla BdI degli euro che servono alla BdI per acquistare all’1,26% tutti i bot rimasti invenduti ai privati italiani (87,3%). In questo modo, si sottraggono i bot alle bizze dei mercati finanziari e l’avanzo primario si riduce da 80 a 70 Mld, con ovvi vantaggi per le casse pubbliche e le sue capacità di spesa. Nel contempo, detenendo il controllo della BdI, il governo controlla il credito in funzione dell’interesse collettivo e può calmierare pure spese e interessi praticati ai privati sul mercato nazionale, recedendo da Basilea 3 e comprimendo buona parte dei 130 Mld di oneri finanziari che gravano attualmente sul nostro PIL netto (1.590 Mld, nel 2009). 2)una partecipata dello stato italiano acquista con una OPA i pacchetti di maggioranza di alcune grosse banche private italiane, almeno Intesa e Unicredit, acquisendo con ciò stesso il controllo della BdI, e, a cascata, il controllo dell’intero credito nazionale, magari trattenendo i soli rami d’azienda commerciali delle banche acquisite e rivendendo i loro rami d’azienda finanziari. Le banche commerciali acquisite acquistano all’1,25% gli euro che servono per acquistare i bot dal Tesoro italiano all’1,26%, facendo risparmiare 70 Mld allo stato italiano, ed altresì recedono unilateralmente dagli accordi di Basilea 3 onde praticare condizioni concorrenziali a imprese e privati sul mercato nazionale, così calmierando gli oneri finanziari privati oggi pagati (130 Mld). 3)viene ricreato il nostro grosso polo bancario pubblico attraverso la revocatoria penale/civile della criminale svendita delle nostre 4 ex banche pubbliche collocatarie dei nostri bot, avvenuta bipartisan dal ’94 in poi a prezzi sottomultipli dei bot ivi collocati, e si fa loro acquistare i bot invenduti ai privati cittadini all’1,26% con gli euro ricevuti in prestito dalla BCE all’1,25%. In più, questo ricostituito polo bancario pubblico praticherà commissioni, spese e interessi calmierati a imprese e privati sul mervato interno del credito, recedendo unilateralmente da Basilea 3. 4)viene modificata la norma statutaria che vieta alla BCE il prestito diretto ai vari Tesoro degli euro che servono loro per coprire i disavanzi pubblici e prestano loro questi euro allo 0,01%, azzerando i disavanzi oggi necessari per pagare gli operosissimi interessi sui bot (circa 80 Mld, per i bot italiani). 5)i PIIGS operano la secessione valutaria e creano la loro moneta comune e la loro banca centrale, il cui statuto consente quello che la BCE oggi non concede. www.cicolodegliscipioni.org