Tonino 6 giugno 2015.
Quella economica, che sembra aver offerto alla secolare ideologia imperiale teutonica, finalmente, uno sbocco di forza e di sopraffazione sui paesi confinanti. Di nuovo, in Europa, nasce una Nuova Resistenza, non armata, ma altrettanto politicamente forte. Di nuovo diventa di elite ma sembra già trascinare in “rivolta” i popoli sottomessi e portati alla miseria. Per questo, i bagliori di gruppi politici “contro” si accentuano e piano piano travolgono i “collaborazionisti”. Prima in Italia il M5Stelle (2013), poi Syriza (2014), adesso e a novembre Podemos in forte ascesa, la nuova e refrattaria presidenza della Polonia che rifiuta la trappola tedesca dell’euro, l’Irlanda già più volte massacrata (si vota nel 2016) e ricondotta all’ovile ricacciandogli in gola due referendum popolari, presto (2017) la perfida Albione per i tedeschi cioè la Gran Bretagna con l’incognita Scozia, se non il Front National francese a breve (fascista o meno, ma intanto sul filo conduttore anti Germania e anti questa Europa). Ricordo che bisogna considerare fascismo tutte le formazioni politiche e i governi, indipendentemente dalle loro sigle e dalle chiacchiere, che affamano il popolo, sull’ideologia dell’austerity, e tolgono ai cittadini tutti i diritti democratici possibili e la dignità del proprio lavoro, massacrano le etnie più deboli, anche psicologicamente (vedi Rom, Immigrati e votanti illuminati di Salvini).
Dobbiamo comunque sempre parlare di una Europa tradita nei suoi valori comunitari, nella sua particolare storia di costruzione sociale tesa a diminuire le disuguaglianze, quindi diversa da questa Unione bancaria ai fini strumentali di sfruttamento delle popolazioni che ha abbracciato il deleterio modello nord americano, e che si sta prostituendo ai loro principi imperiali con il TTPI. Di un nuovo bagliore europeo che cerca di rianimare l’aspetto umano degli individui nella società che, scontrandosi appunto, diminuisce lo strapotere dei numeri e degli egoismi che stanno divorando l’esistente. A riattivare la sensibilità delle persone e la solidarietà in un tessuto sociale addormentato e addomesticato. Tutto è diven¬tato “imma¬gini, algo¬ritmi, fero¬cia mate¬ma¬tica e accu¬mu¬la¬zione del nulla nella forma del denaro”, ci dice sinteticamente lo scrittore Franco Berardi.
Se una analogia possa essere fatta avremo di nuovo tutto da ricostruire, come nel 1945, sulle macerie di questa guerra sociale ai popoli, in termini economici, sociali e psicologici. Vi potrebbero di nuovo essere dei tribunali di popolo a condannare i “collaborazionisti” della strana guerra al proprio popolo, e della svendita dei propri tesori, dei beni comuni, anche se in Italia non c’è pericolo, tra condoni e epurazioni mancate, molti se la caverebbero per poter ricominciare.
Se un’altra analogia della storia possa essere proposta è quella della guerra ancestrale della Germania alla Russia. Ne è sempre uscita con le ossa rotte, eppure, testardamente ci riprova ogni volta, trascinando, questa volta in chiave economica, tutta la sua corte europea, al servizio servile del suo amico americano. Le sanzioni alla Russia si stanno rivelando un boomerang per tutti, sia economico che geopolitico spingendo inoltre questo paese europeo verso l’est, e rinfocolando un normale nuovo rancore verso di noi tutti. Tanto da far formulare una lista di “terroristi” europei russofobi ad alto livello. Certo che la potente Russia darebbe fastidio alla prepotenza, parimenti nazionalistica, germanica, quindi abbiamo una Europa inclusiva per i paesi poveri facili da addomesticare al neoliberismo e esclusiva per un altro grande popolo europeo, che tra l’altro non può sicuramente più essere tacciato oggi di comunista, come se fosse identico al fascismo. Stiamo aspettando che le rivoluzioni fasciste chiamate “arancioni” scombussolino qualche altro paese ex est, magari come la Macedonia, tagliando dal mare Mediterraneo i serbi, ancora un po’ troppo cocciuti.
Però il riavvicinamento della Russia non piace al nostro padrone nord americano. Eppure manca ancora alla Germania il riarmo militare. Ma presto, se deve fare il gendarme in Europa al posto degli americani (e degli inglesi) occupati in tutto il mondo, e soprattutto a tamponare la Cina e l’India nell’est del globo, ne avremo presto notizie per il tramite della Nato, strumento militare sostituitosi alla politica, e a guardar bene non più viceversa.
Se questa è la linea possibile si capisce che la Gran Bretagna voglia in parte sganciarsi, come ha fatto con l’euro premonitore. Non si sono mai fidati dei tedeschi e si capisce, perché dopo le ultime due guerre mondiali hanno ancora qualche ricordo. Sanno che dopo tocca alla loro economia, anche se hanno ancora spazi enormi di accumulazione con la propria egemonia politico-imperiale nel Commonwealth. Ma la Germania ha già il suo impero economico, anche con l’euro, che sono i paesi del centro Europa ex est, sempre più legati e dipendenti. I britannici non vedono di buon occhio questo stretto e servile legame della Francia con la Germania. Tra l’altro si sono proposti, per i soldi non perdono mai il nord, di entrare anche loro nella Nuova Banca di Sviluppo mondiale dei Brics. New Development Bank BRICS (NDB BRICS). Insieme alla Grecia.
Nel frattempo sono entrati nella AIIB, insieme a Francia, Italia e Germania, l’istituto finanziario promosso dalla Cina per costituire – secondo gli Usa – un’alternativa alla Banca Mondiale di Washington e all’Asian Development Bank, sponsorizzata dall’America. Fuori sono rimasti, ma non per molto, la Corea del Sud, il Giappone e l’Australia. Molti danno la colpa a Obama, al crepuscolo, che sta facendo perdere agli Stati Uniti occasioni formidabili nel mondo, ma soprattutto il ruolo di nazione-guida, malgrado tutte le guerre innescate. Come se non si fossero resi conto di un mondo diventato politicamente ed economicamente multipolare, soprattutto perché uno solo al comando del mondo sta solo nella fantasia sfrenata di dittatori vari della storia. Germania e Merkel comprese. Tra l’altro, i tentativi non hanno mai funzionato per molto tempo.
Non serve ammirare la Germania perché, forse, il suo Pil, per il 2016 (sempre al di là da venire), sarà dell’1,7%. Avrà semplicemente cannibalizzato i paesi intorno, (i cui Pil non si scostano dallo zero virgola), quelli a cui vende più del 70% dei suoi prodotti e che presto non ce la faranno più a comperarli. E’ questa la guerra che sta perdendo e che ci trascinerà tutti al disastro, come l’altra volta.