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L'INFLAZIONE

Per il P.U. l’inflazione è il pericolo numero uno dell’economia capitalistica. L‘inflazione, a suo avviso, renderebbe infatti meno competitive le imprese nazionali sul fronte dei prezzi, farebbe fuggire i Capitali dall’Italia e scatenerebbe la speculazione ribassista in borsa su titoli ed euro. Il P.U., dunque, parte dal presupposto che non si debbano reintrodurre i tradizionali controlli e vincoli antispeculazione, ma si debba mantenere la più assoluta “deregulation” valutaria e borsistica voluta a Maastricht, una scelta che comporta la rinuncia volontaria ad ogni controllo centralizzato del cambio della Moneta e costringe alle sole scelte “gradite” a detentori di Capitali ed ai ceti possidenti, pena le fughe e la successiva disintegrazione di cambio e borsa. Come vedremo nella sezione “come funziona davvero l’economia”, non solo ciò non è affatto ovvio, ma è in realtà una scelta suicida dal punto di vista capitalistico perché costringe alla deflazione recessiva indefinita al fine di evitare una evitabilissima … recessione inflattiva!

 

Il P.U. distingue quindi tra un inflazione da Domanda, una inflazione da costi interni o importati e una inflazione da Moneta.

 

L’inflazione da Domanda viene spiegata in termini assolutamente banali. Si dice infatti che poiché quando la Domanda scende il prezzo scende e quando la Domanda sale il prezzo sale, nelle fasi espansive, poiché è la Domanda che salendo sta “riscaldando” l’economia, i prezzi rischiano di salire da un momento all’altro. In barba al liberismo di facciata, il P.U. consiglia quindi alle autorità centrali di intervenire immediatamente al primo accenno di inflazione contraendo deflattivamente la Domanda interna onde fare cessare la tensione esercitata sui prezzi dalla Domanda, ridando fiato ad essa solo quando i prezzi sono nuovamente sotto controllo. E’ questo il così detto “stop and go”. Peccato però che nell’esclusivo interesse di Rendita e ceti possidenti,  in genere si vedono solo gli stop e quasi mai i go! L’argomento peraltro assomiglia a quell’altro per cui bisognerebbe smettere di fare l’amore al primo accenno di ipertensione per ricominciare a farlo solo quando la pressione è tornata normale. Meglio così, dunque, non farlo affatto!

 

L’inflazione da costi consiste nella traslazione dei maggiori costi sui prezzi di vendita da parte dei produttori. Questi costi possono essere esterni alla economia di riferimento come interni ad essa. Nel primo caso (v. gli aumenti petroliferi o delle materie prime) non ci sarebbe nulla da fare se non rinunciare a parte delle proprie Importazioni. Nel secondo, invece, potrebbe intervenire lo stato contraendo altri costi di produzione quali il welfare o le retribuzioni, piuttosto che … l’incidenza percentuale delle corruttele politiche sulla spesa pubblica. Di qui il giustizialismo qualunquista-autoritario e reazionario. Il P.U., di chiare simpatie politiche, punta da sempre l’attenzione soprattutto sulle retribuzioni giungendo perfino a sostenere che le indicizzazioni automatiche sarebbero … fattore di inflazione, il che ha la stessa dignità scientifica del sostenere che sia l’apertura degli ombrelli la effettiva causa della pioggia!

 

Oggi che retribuzioni sono ai minimi storici degli ultimi 50 anni, il P.U. ha il buon gusto di non chiedere contrazioni dirette delle retribuzioni ma ripiega in genere sulla loro contrazione indiretta conseguita attraverso la progressiva precarizzazione del lavoro e la contrazione del welfare finanziato con le imposte su Profitti e Salari.

 

L’inflazione da Moneta ha ancor minore dignità scientifica. L’assunto in discorso consiste infatti in poco più che una ipotesi di scuola, in quanto sostiene che se si raddoppia la Moneta in circolazione si mettono in moto meccanismi che portano progressivamente al raddoppio dei prezzi. Nonostante l’assunto abbia ìuna ingenua plausibilità istintiva, esso è destituito del minimo pregio scientifico in quanto induce l’idea di una fantasiosa immissione non-classita di Moneta nel circuito Denaro-Merce-Denaro, laddove, come vedremo, non esiste alcun  “serbatoio” in cui giaccia la Moneta in attesa che una sorta di pompa idraulica pubblica la aspiri per irrorare la popolazione in modo imparziale. La verità è invece la più classista immaginabile e il suo studio è proprio uno dei temi centrali della nostra analisi, i cui risultati fondano il nostro stesso ubi consistam.

 

Basti qui anticipare: 1)che il 99% della Moneta usata negli scambi è creditizia e che viene creata dal nulla elettronicamente dalle banche private grazie al privilegio della “riserva frazionaria”, nonché da loro tesaurizzata a costo-zero alla restituzione grazie al “reflusso bancario”, e, ancora, che la Moneta creditizia “allo scoperto” oggi in giro per il mondo è tanta che potrebbe  comprare (senza pagare) circa 5 volte l’intero pianeta! 2) che anche i titoli borsistici, inclusi quelli autoreferenti e perfino i derivati speculativi costituiscono una Moneta anch’essa virtuale e le cui dimensioni sono decine di volte maggiori rispetto alla Moneta creditizia.